Ti ricordi quando non esistevano i cellulari?
Nei primi anni ’80 non abbiamo telefoni cellulari, smartphone o tablet.
Nei primi anni ’80 all’Argentario e nel resto d’Italia si telefona da casa o dalle cabine telefoniche pubbliche. Non esiste il bisogno di essere rintracciabili in qualunque attimo della giornata. Questo bisogno ce lo hanno creato dopo.
Telefonare da casa quando non esistevano i cellulari.
A casa mia a Porto S. Stefano, da bambino degli anni ’80, abbiamo il classico telefono con la rotella per comporre i numeri telefonici. Sollevi la cornetta, infili l’indice nei buchi della ruota e la giri fino in fondo, numero per numero. Lo ricordi bene? Se sbagli un numero, riagganci e ricominci tutto da capo. Se sbagli al primo o al secondo numero, pazienza. Ma se sbagli agli ultimi numeri, o proprio all’ultimo, ti arrabbi! Il telefono degli anni ’80 è il tuo maestro di yoga privato: respira profondamente e mantieni la calma. Quando devi telefonare con urgenza, sbagli al 99%: la tranquillità è fondamentale!
Nel modello di telefono che ho a casa negli anni ’80, c’è una targhettina centrale con su scritto il numero di casa, caso mai qualcuno te lo chieda e tu non lo ricordi.
Nel 2019, che invece siamo più tecnologici e furbi, tutti facciamo fatica a ricordarci il numero di telefono del nostro cellulare, o meglio della nostra SIM. Ma una targhetta dietro il telefono, no?
Nel primo cassetto del mobile del telefono c’è la rubrica telefonica. Quella che adesso visualizziamo sullo smartphone con almeno 500/1000 contatti, prima di essere un semplice tocco sullo schermo, negli anni ’80 è un bel quaderno di carta vero e proprio dove scriviamo nomi e numeri di telefono, o una vera e propria Rubrica. Tutto scritto a penna, con i cancellaticci vari, nomi e cognomi, soprannomi, parentele, associazioni logiche o ambiti di conoscenze. Esempio: Peppina la zia di Carlo del lavoro, oppure Paolo scuola nuova.
Nel cassetto del mobile del telefono c’è sempre una penna, tranne quando sei al telefono e devi annotarti un numero: è scientificamente provato che in quel caso la penna non c’è. E ovviamente nessuno l’ha presa. Negli anni ’80 sono capace di scrivere un numero telefonico raschiando su un foglio con il tappino di una penna (non trovando la penna ma solo il tappino) e poi di guardare il numero sul foglio in controluce, appunto per riuscire a leggerlo. CSI o CRIMINAL MINDS forse più avanti prenderanno spunto da me.
Un giorno arriva il telefono con la tastiera. È l’evoluzione! Mi sento un incrocio tra il primo uomo sulla luna, Mc Gyver e Puffo Inventore, come se il telefono a tastiera lo avessi inventato io. Se sbagli un tasto non ti arrabbi più come prima, ci metti 5 o 6 secondi a ricomporre un numero. Perché arrabbiarsi? Penso che il telefono a tastiera abbia portato ad una diminuzione delle bestemmie degli adulti di almeno un 30%.
A parte la descrizione dell’apparecchio telefonico, cosa vuol dire negli anni ’80 non avere i cellulari? Oltre a non essere sempre reperibile, l’aspetto che voglio sottolineare è la maggior audacia che l’assenza dei cellulari porta ai giovani. Quando negli anni ’80 un ragazzo deve telefonare ad una ragazza,…pensa… no sms, no whatsapp, no telefonate dove ti risponde la ragazza. Si telefona a casa e rispondono i genitori! A volte ci si mette d’accordo: chiamami verso le 7 di sera, che rispondo io… Oppure, chiamami prima delle 5 del pomeriggio, che se no rientra babbo. Ma quando una ragazza ti piace sul serio, telefoni e basta e se ti rispondono i genitori, educatamente te la fai passare. Eccola qua, l’educazione degli anni ’80, per mostrarti gentile e fare una buona impressione agli altri, se no la figlia al telefono non te la passano. E fanno bene. Adesso invece, che siamo sempre col nostro cellulare in mano, giù con le offese, le parolacce ecc, tanto siamo sempre interconnessi, giustificabili e frustrati. La tecnologia è utilissima, forse siamo noi che non la utilizziamo nel modo giusto. Si può mandare una bella poesia anche col cellulare, ci si può parlare con calma dal divano di casa anche col cellulare, si può essere educati anche usando il cellulare.
Il secondo aspetto da considerare è che, quando negli anni ’80 aspetti una telefonata importante, qualcuno deve trovarsi in casa per rispondere. Se devi telefonare ad un compagno di classe o agli amici, cerchi un orario adatto per trovarli in casa. Quando babbo si trova lontano a lavoro e non lo vedo da giorni, quando sento squillare il telefono di casa la sera, mi aspetto proprio che sia lui: se è lui mi faccio passare la cornetta. Quando so che può chiamare, non è che mi faccio trovare in casa e basta, ma gironzolo vicino al mobile del telefono. In pratica il telefono di casa è un membro aggiunto della famiglia, ha le sue esigenze, ha bisogno di attenzione: se non sei lì a rispondere, non puoi parlare con nessuno. Adesso invece, nel 2019, il cellulare è diventata quasi una nostra appendice.
Il terzo aspetto da considerare è quello economico: negli anni ’80 più stai al telefono e più paghi. E allora non puoi starci troppo perché poi arrivano le bollette e sono dolori, e anche perché il telefono di casa – come serve a te – serve anche a tutta la famiglia.
Telefonare fuori casa quando non esistevano i cellulari.
E fuori casa, senza il proprio telefonino, come si fa negli anni ’80?
Negli anni ’80 ci sono le cabine telefoniche. Nel mio paese, Porto S. Stefano, ce ne sono diverse: di fronte alla Fortezza, vicino la Piazza, prima del Poliambulatorio, vicino la Chiesa del Valle, ai Giardinetti, di fronte al Club (nello spazio adesso libero che si vede nella splendida foto di copertina), nella costruzione di fronte al Porto Nuovo,…e aiutami a ricordarne altre.
La cabina telefonica va a gettoni! Se non li hai dietro, devi cambiare i soldi al bar.
Ricordo ancora il rumore metallico del gettone che cade nella cassettina del telefono pubblico.
I gettoni hanno una durata. Più chiami lontano e meno durano, perché aumenta il costo della telefonata. Quindi parli e infili gettoni. Se finisci i gettoni e stai ancora parlando? Cade la linea!
Un giorno passiamo finalmente al telefono con i soldi: infili le monete. Che bello, niente più ricerca dei gettoni! Ma la vera evoluzione si avrà con l’avvento delle schede telefoniche, delle quali da ragazzo diventerò per un breve periodo un collezionista.
Che cosa significa non avere il cellulare e chiamare da una cabina pubblica negli anni ’80? Significa migliorare la tua memoria! Perché o conosci a memoria tutti i numeri telefonici che ti servono, oppure devi uscire con un foglietto di appunti nel portafoglio o una piccola rubrica telefonica nella borsa o nello zaino.
Ma siccome spesso ti dimentichi il portafoglio o la borsa, tu giovane degli anni ’80 cerchi di ricordarti i numeri a memoria. Da bambino mi ricordo quello di casa, della zia, della nonna e dei migliori amici. Nel 2019 non mi ricordo nemmeno il numero della taglia dei pantaloni (anche perché sono ingrassato).
Comunque, le cabine telefoniche pubbliche sono vitali negli anni ’80 e se sei in vacanza, in gita o comunque fuori casa, chiedi informazioni per trovarne una.
L’ultima volta che un turista mi fermerà per chiedermi dove trovare una cabina telefonica? Sarà successo almeno 10 anni fa… e senza aspettarmi la domanda. Probabilmente avrò fatto la faccia “Eh?” alla Pieraccioni.
Torniamo agli anni ’80. Adoro le cabine telefoniche di Porto S. Stefano: privacy nelle telefonate chiudendo le porte, in caso di pioggia ripari da incoscienti perché attirano i fulmini, interpretazioni magistrali nel fingere telefonate improvvise quando non vuoi incontrare qualcuno…
Quanti ricordi e quante telefonate ai genitori, agli amici, tra coppie,…
Sto finendo i gettoni…attacca tu... No, attacca tu,… No dai attacca tu prima che finisco i gettoni, …No dai attacca tu, …Ma no, attacca tu, …No dai, attacca tu,…
Attacco io: la SIP.

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