Il Palio Marinaro dell’Argentario non è uno sport vero e proprio, non è una semplice gara tra quattro equipaggi. Il Palio è un paese in festa nel ricordo di un passato che gli appartiene, quando i pescatori e i marinai partivano lontano e le famiglie pregavano per il loro ritorno. È la leggenda di un tartarone in fuga da una nave saracena, a forza di braccia su quei remi duri e quel mare faticoso che in quell’occasione gli fu amico, facendo trovare a quei pescatori una grotta come rifugio. E allora, nel giorno dell’Assunta, ogni anno il paese rinnova il suo antico patto con il mare: le mie fatiche in cambio di un ritorno a casa.
Così i quattro rioni di Porto S. Stefano, Pilarella, Croce, Fortezza e Valle, ufficialmente dal 1937, si sfidano con i loro quattro equipaggi. Siamo nella bassa toscana, all’Argentario, “un’isola” aggrappata alla terraferma con tre strisce di terra, dove Porto S. Stefano le fa da capoluogo.
Su quattro battelli a remi, in un durissimo percorso totale di 4000 metri diviso in 10 vasche e quindi 9 virate, i quattro equipaggi, composti ognuno da un timoniere e quattro vogatori, gareggiano per i colori del rione. Al calar del sole sul meraviglioso specchio d’acqua chiamato Stadio di Turchese, tra le speranze dei rionali, prende il via la regata. Ai vincitori vanno le coppe e lo splendido stendardo del Palio, ma ancor di più i sorrisi, la gioia, i cori del loro popolo in festa per tutta la notte.
Il Palio Marinaro dell’Argentario è molte cose assieme.
Il Palio è la gara. Il Palio è la tradizione che si rinnova. Il Palio è la speranza di gioire con una vittoria. Il Palio è l’essere amici o nemici tra paesani per un giorno. Il Palio è il ricordo dei più vecchi, con i loro colori sbiaditi ma vivi nella memoria, quando ti raccontano di un mondo che non c’è più, … e che tu ascolti per poi un giorno raccontare.
E adesso il paese ha più colori, traffico, rumore,…ma tolto il suo vestito moderno resta il solito abbraccio che le colline danno al suo mare, i suoi tramonti caldi, il suo castello e le sue chiese, le sue barche e le sue campagne alle spalle. E allora, quando anche i nostri colori inizieranno a sbiadire, ci sarà sempre un bambino che riderà perché il suo rione ha vinto o piangerà perché ha perso. Ci sarà sempre un gabbiano alto nel cielo che poi si poserà sul campanile, un vecchio maestro d’ascia che ti parlerà del faro che non c’è più, un delfino che aspetterà la sua anfora piena d’acqua, e il Castello e le sue vie d’intorno dove passavano gli asini per la campagna.
Perché il Palio è tutto questo. E’ ricordo, attesa, speranza, … tutto assieme.
La giuria spara il colpo, si parte! Che vinca il migliore!
Buon ferragosto a tutti.

Ti suggerisco, per avere informazioni approfondite sul Palio Marinaro dell’Argentario, di visitare il sito www.palioargentario.it
Per altre mie curiosità sulla Maremma, ti consiglio di visitare l’apposita sezione del blog (clicca qui).