Siamo nel meraviglioso Argentario del 1984, precisamente nel bel capoluogo Porto S. Stefano, in un tranquillo Settembre. Metaforicamente, per noi santostefanesi l’inverno è già iniziato il 16 d’agosto, il giorno dopo il nostro amatissimo Palio Marinaro, anche se la bella stagione continua a durare. Perché in fondo, l’Argentario col meteo fa storia a sé, baciato dal sole per buona parte dell’anno, protetto da molte perturbazioni per buona parte dell’inverno.
Il sindaco è la compianta e amata Susanna Agnelli: per chi non conoscesse le vicende dell’Argentario… sì, si tratta proprio della sorella di Gianni Agnelli.
Il 1984 è anche l’anno del primo giorno di scuola per le Scuole Elementari dell’Appetito, nuovo edificio scolastico appena costruito a Porto S. Stefano su volontà del Sindaco. A chi anni dopo protesterà per la costruzione di un edificio così “grande e inutile”, costato diversi miliardi delle vecchie lire, voglio ricordare che il numero dei bambini delle elementari del 1984 è forse tre volte quello attuale: siamo in pieno boom demografico.
Sinceramente ero troppo piccolo per ricordare cosa invece succedesse, a livello di edifici scolastici, nella vicina e bella Porto Ercole, o negli altri Comuni maremmani. Quindi, torniamo al mio paese: Porto S. Stefano.
Nel 1984 come adesso, i genitori – o almeno le mamme – il primo giorno ti accompagnano, magari insieme a sorelle e fratelli. Questo nuovo edificio è per tutti una sorpresa.
“Fai il bravo – mamma torna a prenderti – no dai non piangere” tra le tanti frasi che si sentono all’ingresso. I bambini maschi hanno il grembiulino blu; le femminucce il grembiulino bianco, la codina o le trecce. Sono già state abbandonate le cartelle di cuoio stile Libro Cuore per fare spazio agli zainetti con i personaggi dei cartoni animati. La colazione dentro lo zaino è un merendino o un paninetto incartato, col succo di frutta.
Si aprono le porte, i bambini entrano, qualcuno piange e ha bisogno di un altro abbraccio. Mia mamma si raccomanda che devo dire “presente” quando sento il mio nome durante l’appello.
Si entra nelle classi e c’è una gran confusione. La mia maestra è giovane, bionda e sembra molto simpatica. Nel 1984 ogni classe ha una sola maestra che ti insegna tutte le materie.
Non bastano le aule. Non so per quale motivo, ma ci sono proprio più classi che aule.
Sono in una grande stanza, vedo tantissimi bambini e qualche maestra. Si inizia con i vari appelli, ma dal vocio che c’è, io il mio nome non l’ho sentito, come tanti altri bimbi vicino a me. Forse le maestre, nel contare i bimbi, stanno andando per intuito.
Sarà per quel nome svanito nel mio primo giorno di scuola che, nonostante sono sempre stato un ottimo studente negli anni a seguire, non mi è mai piaciuto voler primeggiare? Chissà. Da lì in seguito studierò solamente per imparare, forse per questo i miei compagni di classe presenti e futuri mi vorranno bene.
Qualche bambino inizia a piangere in aula, sembra un concerto.
Anch’io sono spaventato per la novità della scuola, ma mi vergogno a piangere. Non vedo l’ora di tornarmene alla mia tranquillità di casa, a Bim Bum Bam del pomeriggio, a giocare con mia sorella, a guardare il calcio sulla RAI quando c’è il mio babbo.
I giorni successivi sono altri giorni di confusione, con aule improvvisate nei corridoi, fin quando la mia classe, insieme ad un’altra, viene dirottata nell’edificio dell’Istituto Tecnico Nautico. Forse è un segno del destino, perché quella, anni dopo, diventerà la mia Scuola Superiore.
Intanto mi godo le mie Elementari, le prime parole lette e scritte, i disegni, le vacanze di Natale, i primi dettati, le prime operazioni, le maschere di carnevale fatte di cartoncino, le vacanze di Pasqua, i primi dettati. Ma anche l’intervallo giornaliero (che chiamiamo Ricreazione), il giocare con i compagni, l’uscita a fine lezioni, e tanto altro. Mi sono abituato ad andare a scuola, tanto qualcuno come sempre viene a prendermi. È bello imparare a fare le cose e a casa mi vanto di saperle finalmente fare. Mi sento grande anch’io!
Siamo nel 1984, nelle aule c’è il Crocifisso e la foto di Sandro Pertini come Presidente della Repubblica.
I bambini sono vivaci come adesso, ma quando vengono rimproverati dalla maestra le danno ascolto. E con i genitori è lo stesso.
Quando vai a casa nel 1984, hai il pomeriggio per fare i compiti, studiare, giocare con gli amichetti in casa o nel cortile, fare una passeggiata con la famiglia, e tanto altro. Non c’è bisogno che tu bambino faccia 10 tra sport e attività extrascolastiche, magari ne bastano una o due. Tu devi solamente fare il bambino, con i tuoi ritmi. Pensa che nel 1984 un bambino trova anche il tempo per annoiarsi, e forse è in quel momento di noia che la fantasia fissa i tanti stimoli giornalieri nella sua testa. Nel 1984 infatti non ci sono computer o cellulari. Allora per superare quei pochi momenti in cui non so che fare, mi invento giochi con i soldatini, o le costruzioni, o le macchinine, o le mollette per stendere i panni, o i cartoncini colorati, ecc ecc. Sinceramente, nel 1984 preferisco stare a casa a giocare che andare a scuola, ma a scuola ci vado lo stesso perché mi piace conoscere cose nuove, la maestra è gentile e ci sono molti bambini simpatici e bambine simpatiche. E poi soprattutto perché a scuola ci devo andare.
A fine anno, la mia classe sarà chiusa e i bambini trasferiti in altre classi, di nuovo tutti alla Scuola dell’Appetito, ma stavolta con le aule giuste: così cambierò quasi tutti gli amichetti e la maestra.
Ma ricordo ancora quel primo anno di scuola. Lo ricorderò sempre. In fondo, l’inizio è la parte più difficile del cammino, ma forse è anche quella che più rimane impressa.
Già, … il 1984. La scuola non sarà stata tutta colorata e allegra come adesso. Ma i colori li avevamo dentro.
Però sono sicuro che domani, per il primo giorno di scuola, ci saranno ancora bambini impauriti, bambini che piangeranno e bambini che non risponderanno all’appello. E noi genitori saremo preoccupati perché, come i genitori del 1984, anche per noi è il primo giorno di scuola. Si impara ogni giorno anche a fare i genitori.
La vita è un passo alla volta. E allora, camminiamo con un sorriso, cercando di guardare in avanti e di lasciare con i nostri passi delle belle impronte.
16 Settembre 2019 – Buon Primo Giorno di Scuola, qualunque sia la scuola,  a tutti, piccoli e grandi!
(Francesco Palombo)

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