Il  TURISSATO è in termine inventato. E’ l’abbreviazione di “turista stressato”, quella figura che conosci sicuramente e che temi all’arrivo di ogni estate.
Il Turissato è quella tipologia unica di turista che arriva sul posto di villeggiatura con un alto livello di stress e invece di rilassarsi, continua ad arrabbiarsi in ogni circostanza, dimenticando di essere in vacanza e non a lavoro.
Facciamo qualche esempio.
Tu sei al mare, in fase relax sotto l’ombrellone. Cioè stai addormentandoti, tipo Orso in fase letargo. Senti urlare a pochi metri. Il Turissato sta litigando col vicino di posto perché l’ombrellone di costui sta irrimediabilmente facendogli ombra, causandogli stress permanente. In pratica, gli sta togliendo uno spicchio minuscolo di sole. Ma invece di chiedergli di inclinarlo leggermente per non infastidirlo con quei venticinque centimetriquadri di ombra, il turista stressato imbastisce una puntata di Forum per argomentare le sue ragioni. Cosicché tu aspetti solo che arrivi qualcuno con la bilancia e i sassolini per votare.
Tu sei in fila con la tua compagna alla cassa del supermercato affollato, con la cena in mano, magari dopo dieci ore di lavoro sulle spalle per entrambi. Sei in fase “defaticamento” di Antonio Conte e in pratica ti stai riposando avanzando lentamente con la fila. Il Turissato è davanti a te, con camicia, pantaloncini e infradito, e sta litigando con un altro simile per stabilire chi è arrivato per primo alla cassa: mancano solo le bòtte. La cassiera guarda incredula, la gente in fila sta a sentire, tu scuoti la testa e pensi alla celebre espressione “allibisco” in un film di Silvio Orlando.
Hai portato la tua compagna in un bel localino per mangiarti una pizza al piatto e passare una serata tranquilla? Il locale è pieno, ma dal tavolo in fondo senti il Turissato che rimprovera aspramente la cameriera diciottenne al secondo giorno di lavoro nella sua vita, perché ancora la pizza non gli è arrivata: nemmeno fosse Arrigo Sacchi con Benarrivo che in allenamento a USA ’94 non copriva bene la fascia del campo. Allora tu guardi per la prima volta l’orologio e ti ricordi di essere lì da 40 minuti senza aver ricevuto nemmeno le bevande e le posate, e che l’individuo litigioso è arrivato molto dopo di te. Ma tu la cameriera non l’hai rimproverata, perché potrebbe essere tua figlia, perché eri lì per rilassarti dal lavoro e allontanare lo stress per qualche ora,… ma soprattutto perché eri assorto dalla bella presenza della tua compagna e la stavi guardando come Hugh Grant guardava Julia Roberts in “Notting Hill”. E, con la tua compagna sorridente davanti, potrebbe passare anche un’eternità.
Sono le sette di sera in estate. Stai guidando in mezzo al traffico, lento, a passo d’uomo? Ad un tratto un auto ti sorpassa a destra, ad un incrocio, salendo sul mattonellato di una rotatoria, quasi buttando giù i vasi dei fiori, solamente per scavalcare la tua posizione e recuperare quattro metri in una fila di cinque chilometri. Tu guardi dal finestrino: eccolo lì il turista stressato, che ti guarda imbruttito mentre ti sorpassa. Tu trattieni la tua lunghissima fila di parolacce perché magari hai tua figlia piccola in macchina. Nemmeno fosse Hamilton penalizzato di 10 posizioni alla partenza. Che cosa corriamo, il gran premio del traffico delle 19:00?
Ti sei ricordato di dover pagare con urgenza una bolletta? Mentre sei seduto alla Posta con il tuo biglietto in mano da almeno 45 minuti e per ammazzare il tempo stai scrivendo la Divina Commedia su Whatsapp, ecco entrare lui, il turista stressato, sulla cinquantina, super abbronzato che sembra uscito da una puntata di Baywatch. Lo riconosci perché, aprendo la porta dell’ufficio postale, si lamenta perché la porta è troppo dura. Ah Supercar, aspetta che  mi alzo e te la vengo ad aprire io?! Come no?! Poi si siede lamentandosi che c’è troppa gente in fila. Dopo 3,7 minuti dichiara ad alta voce che potrebbe anche passare avanti perché non ha senso che faccia la fila per pagare una sola bolletta. Eh già, tu invece sei lì per depositare la proposta di acquisto delle intere Poste e hai necessità di passare ore con la cassiera in attesa che arrivi Draghi dalla Banca Centrale Europea. Ma il bello è che sentirai il Turissato borbottare per minuti e minuti, perché ovviamente nessuno se lo è filato di striscio.
Stai prendendo un caffè al piccolo bar dell’angolo? Magari non sei di corsa ma sei lì con degli amici che non vedi da tempo? Il Turissato discute col barista perché il suo cappuccino ha poca schiuma. Ma mica sei all’Hilton! Sei al bar dell’angolo, che d’inverno è frequentato da te, dal barista, dalla foto di Diletta Leotta e dal corriere quando si perde con un pacco in mano e cerca informazioni. Nemmeno il proprietario del bar ci viene in inverno nel suo bar. Il giovane barista si scusa perché il cliente ha sempre ragione e glielo fa nuovo. Ma tu stavolta, che ti senti ganzo perché sei coi tuoi amici, suggerisci al barista che lo “schiuma party” lo fanno in spiaggia tra pochi giorni. E giù di risate finché il Turissato, che era solo, se ne va offeso.  E allora il barista ti chiede se i due cappuccini adesso li paghi te prima che torni a Zelig. “A far del bene ai somari…” si dice da queste parti.
Quanto adoro i tanti turisti contenti che, a differenza dei turisti stressati, vengono in vacanza col sorriso. Quanto adoro quei turisti che trovi al mattino presto e ti danno il buongiorno senza conoscerti. Quanto adoro quei turisti che trovi tranquilli la sera tardi a chiacchierare sui muretti (lontani dalle finestre di casa) godendosi l’aria più fresca. Quanto adoro quei turisti sorridenti che si fanno le foto sulla passeggiata per avere un ricordo di questo luogo. Quanto adoro quei turisti che ti fermano per chiederti dove si trovi la libreria, o la mostra d’arte, o il monumento che stanno cercando. Quanto adoro quei turisti che ti obbligano a passare avanti nella fila del supermercato perché sei tu col tuo bambino piccolo in fase bizza e solamente un pacchetto di caramelle in mano da pagare.
Quanto adoro quei turisti che fanno … i turisti, fermando la loro vita per qualche giorno, come se la vacanza fosse un bel segnalibro colorato, nelle pagine bianche di una vita ancora da scrivere.
Buone vacanze a tutti!

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