15 Agosto di una vita fa. Aspettando il Palio Marinaro.
Sono su un treno che da La Spezia mi sta portando verso casa. È una soleggiata mattina di un afoso 15 d’Agosto e il mio borsone è pesante. Il treno è affollato, ma non ci faccio caso più di tanto: l’euforia di avere nel taschino la licenza breve, per passare 36 ore a casa, è molta!
Sono militare di leva da poche settimane e tanto ho sperato in quel permesso per trascorrere il giorno di festa nella mia Porto S. Stefano.
Già, perché nel mio bel paese dell’Argentario il 15 d’Agosto è un giorno molto sentito. È il giorno del Palio Marinaro. Da noi non è Ferragosto, ma il 15 d’Agosto. È il giorno dell’Assunta in cui, dal 1937, si svolge ufficialmente il Palio Marinaro dell’Argentario, una faticosa ed esaltante gara remiera tra gli equipaggi dei 4 rioni di Porto Stefano: Croce, Fortezza, Pilarella e Valle.  È il simbolo dell’antico patto tra l’uomo e il mare, in cui si univano la fede e la speranza di un ritorno a casa, per gente che aveva in mare il proprio duro lavoro.
E il treno prosegue, mostrandomi il paesaggio che alterna mare, gallerie, prati, case, come una mostra meravigliosa dalla quale i miei soli pensieri a volte mi distraggono. I bei pensieri di un giovane che ha il mondo davanti a sé, che ha preso al volo la licenza ed è uscito in fretta e furia dalla caserma come altri ragazzi, sotto il sole furioso dell’estate, col borsone pesante, correndo nel centro di La Spezia per le strade deserte a quell’ora così calda, per dirigersi alla salita verso la stazione ferroviaria.
Sì, ho corso per non perdere quel treno che sarebbe partito di lì a poco, sbagliando anche la traversa giusta per arrivare subito alla stazione, allungando la strada di un centinaio di metri. Ma per fortuna sono arrivato puntuale.
Il mare azzurro che scorgo attraverso il vetro del finestrone brilla con lo scintillio dei riflessi del sole, alto in un meraviglioso cielo di un celeste intenso.
Proprio così, per fortuna sono arrivato puntuale in stazione e sono riuscito a prendere il treno. Adesso, mentre ascolto il ritmico rumore del convoglio sulle rotaie, non vedo l’ora di tornare a casa, dalla mia famiglia, dagli amici, dal Palio.
Il caldo in caserma si è fatto sentire. Il borsone è pieno di indumenti e biancheria sporca, ma spesso mi è capitato di lavarmi qualcosa a mano nei lavandini dei bagni della caserma, perché col caldo mi cambiavo in continuazione. Per fortuna si sono sempre asciugati dopo poco nel camerone.
Adesso stiamo passando in mezzo alla campagna. Vedo alberi e pali della luce: tutto in un verde tranquillo e rilassante, testimone di questa bella estate.
Ad ogni fermata è tutto un sali-scendi di persone. Ma se non ci saranno imprevisti, arriverò a casa nel pomeriggio, in tempo per sfilata e Palio. Chissà se vincerà il mio rione. Passerà in fretta questo anno, o quasi, da militare? Sono mesi sospesi, in cui uno è consapevole di ciò che ho fatto prima ma in attesa di quello che farà dopo. Già, cosa farò dopo? E inizio a sognare, davanti al finestrone del vagone.
Chi vincerà il Palio? Cosa mi riserverà il futuro? Ah, quante cose sogno di fare!
E il viaggio prosegue per alcune ore, tra colori e sogni, fino ad arrivare ai meravigliosi paesaggi di Maremma e alla mia fermata e, più tardi, al mio paese nell’amato Argentario.

Quell’anno, l’anno del servizio militare, riuscii a vedere il Palio.
In fondo, la vita è un po’ come il nostro Palio Marinaro, piena di sogni, di speranze, di gioie e a volte di delusioni.
Si vince o si perde, nella vita come con il proprio rione. Ma la cosa più importante è sentire le urla dei tifosi, i tamburi della sfilata; vedere i colori del tifo, i fumogeni, i battelli in acqua nello splendido Stadio di Turchese. E sperare e sognare, anche quando il tuo rione non è dato per favorito.
Perché, come accade nella vita, forse non importa tanto dove arrivi, ma quello che riesci a portarti dentro ogni giorno, che sia un sorriso, un abbraccio, il suono del silenzio o i colori del tramonto.
E così, di quel lontano anno del mio servizio di leva, alla fine -potrai crederci o no- ma non ricordo nemmeno se il mio rione ha vinto il Palio. Ricordo la corsa alla stazione, il treno affollato, la borsa pesante, la speranza di arrivare puntuale a casa, la voglia di vedere famiglia ed amici, i sogni del giovane che ero tanti anni fa, i rumori per le strade del mio paese il 15 d’Agosto. Chi ha vinto il Palio però dovrei cercarlo nell’Albo d’oro.
Ecco il legame tra un santostefanese e il suo Palio, lo stesso legame tra i sogni, il presente e il passato.

Questo grande sentimento verso le proprie tradizioni è lo stesso sentimento che provavano i propri genitori, i propri nonni, i bisnonni, … E ancora indietro nel tempo, fino ad arrivare alla vera origine del Palio: a quella barca di pescatori che fuggiva dalla nave saracena a forza di braccia, rifugiandosi in una grotta, con la speranza poi esaudita di un ritorno a casa.

In questo 2020 purtroppo il Palio non ci sarà, a causa della terribile emergenza sanitaria che tutti conosciamo da mesi. Sarà un vuoto per i santostefanesi. Nella storia del Palio Marinaro è capitato solamente durante le tremende devastazioni della Seconda Guerra Mondiale, quando il paese fu distrutto dai numerosi bombardamenti. E purtroppo nella nostra Maremma (come nel resto d’Italia e in tante parti del mondo) molti di questi eventi, legati alle tradizioni o allo sport, quest’anno sono saltati o rinviati. Ma la nostra Maremma è sempre una terra meravigliosa, pronta ad abbracciare i turisti!
La delusione del mancato Palio, adesso che la terribile emergenza si sta attenuando, resta, perché tutti abbiamo bisogno di sperare in una situazione normale: con il lavoro, nella quotidianità, con le tradizioni. Non ci resta che sognare già il prossimo Palio.
Che peccato!
Sì, la delusione resta.
È come se quel 15 di Agosto di una vita fa, io avessi perso quel treno. È come mettere un freno ai propri sogni.
È come se avessimo interrotto il patto di generazione con chi era qua prima di noi. È come se avessimo interrotto il ricordo di qualche caro che non è più con noi, o la gioia di festeggiare con chi è arrivato adesso e nuovo nel mondo.
Che peccato, perché in mezzo alle tante difficoltà del periodo, qualche spensieratezza sarebbe stata ben accolta. Ma la situazione adesso non lo permette.
Ciao Palio 2020, ci vediamo l’anno che verrà. 
Io intanto continuo a correre per vederti, come se la stazione dei treni fosse ancora più lontana e dovessi correre più a lungo. Sperando di non smettere mai di sognare.

Aspetto il tuo commento sul mio racconto “Il Palio che non c’è” (in foto una edizione del Palio Marinaro dell’Argentario di qualche anno fa).
Ti invito a visitare l’intera sezione MIE OPERE (clicca qui), in cui troverai molti miei racconti, poesie, romanzi e tentativi di fumetti.
Inoltre, ti segnalo in particolare i miei scritti:
Il Palio Marinaro dell’Argentario (clicca qui);
La leggenda di Jacopo e Giacinta.Introduzione (clicca qui), riguardante la famosa leggenda sulla Fortezza Spagnola di P.S. Stefano;
I bombardamenti di Porto S. Stefano (clicca qui);
Manciano e il Palio delle Botti (clicca qui).

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