Cosa ricorda a Porto S. Stefano la data dell’ 8 dicembre 1943

Siamo a Porto S. Stefano, un bellissimo paese della bassa toscana che scende dai colli dell’Argentario verso riva, con i suoi edifici colorati come tutti i posti di mare, con un panorama stupendo, con le barche che solcano le onde all’orizzonte. Oggi Porto S. Stefano è così, conosciuto per il suo Porto del Valle, per il suo Porto Vecchio col Palio Marinaro, per la Fortezza spagnola, per le sue chiese. Che bel luogo adesso!

I bombardamenti di Porto S. Stefano.
Porto S. Stefano fu distrutto durante la Seconda guerra mondiale dai bombardamenti alleati, che devastarono tutto l’Argentario. Quello che vedi adesso è frutto di un duro lavoro di ricostruzione, quasi totale.
Nel 1943 e 1944 il paese fu distrutto. In foto di copertina i palazzi che precedono la piazza centrale. Una distruzione che nei terribili anni della Seconda Guerra Mondiale colpì tutta l’Italia.

Monte Argentario subì 95 bombardamenti aerei durante i quali persero la vita 165 abitanti e venne distrutto il 96% del patrimonio edilizio. Monte Argentario è stato il secondo Comune italiano più devastato dopo Cassino. Fonte Wikipedia.

L’8 Dicembre 1943 ci fu il primo dei bombardamenti di Porto S. Stefano, in centro, quello più inatteso. Morirono 34 persone, come ricorda adesso il monumento posto sul Lungomare di Porto S. Stefano. 34 non è un numero, sono vite che prima c’erano e in un attimo non c’erano più. Bambini, adulti, anziani. Persone. Perché le guerre non uccidono i numeri dei libri di storia, ma le persone che camminano accanto a noi, che amiamo, a cui sorridiamo,…o noi stessi.

Dal Febbraio 1944 i bombardamenti di Porto S. Stefano arrivarono ad essere giornalieri. L’Argentario veniva bombardato di giorno e di notte. La maggior parte della popolazione si era rifugiata nelle campagne fuori dai centri abitati, molto provata. Il Porto del Valle (roccaforte dei tedeschi), il Deposito Siluri e la ferrovia Porto S. Stefano-Orbetello erano i principali punti da colpire. La contraerea tedesca piazzata nel porto rispondeva agli attacchi senza molto successo.
Il 7 giugno 1944 ci fu l’ultimo bombardamento alleato in paese. I tedeschi iniziarono la ritirata, abbattendo quel poco che era rimasto in piedi, come la Chiesa parrocchiale e la Croce del Predicatore sul Monte. Rimasero in piedi la Fortezza Spagnola e il Campanile della Chiesa di S.Stefano.
Molte informazioni sui fatti si devono agli scritti dello scomparso Don Pietro Fanciulli, a cui è intitolato il Centro Studi di Porto S. Stefano.

Torniamo a quel triste 8 Dicembre 1943. Erano le 12.40 di un giorno di festa cattolico molto sentito in paese, la festa dell’Immacolata. Suonarono le sirene per la prima volta e poco dopo arrivarono le bombe. La maggior parte dei cittadini non fece in tempo a trovare rifugio. Non ci sono parole per spiegare quello che successe, non ci riuscivano nemmeno le parole dei nonni… Perché trovarsi a dover scappare, a vivere nel terrore delle bombe, a piangere i propri cari è un qualcosa che può capire solamente chi lo vive.

Proverò a scrivere di quello che successe, a ricostruire sensazioni, non fatti di cronaca. Non mi riferirò a persone in particolare, non mi permetterei. Scrivo emozioni, per non far dimenticare alle nuove generazioni gli orrori della guerra. E per ricordare proprio alle nuove generazioni che il paese di Porto S. Stefano, così com’è adesso, è stato ricostruito. Perché, morti i nonni, non debbano morire anche i ricordi, mai. Scriverò, ma non ci riuscirò bene: non sono così bravo e me ne scuso.

8 Dicembre 1943, Porto S. Stefano

È l’ora di pranzo. Un giorno di festa, rovinato dalla notizie della guerra e dalla paura di attacchi. Tanti giovani, tanti mariti sono al fronte. C’è un’ aria di mite tristezza, in attesa di un domani migliore.
La famiglia è riunita a tavola, quella tavola spoglia ma felice, perché oggi si sta assieme. E lo stare assieme fa dimenticare tutto. Si scherza un po’. I piccoli giocano con le posate e le molliche del pane: non conoscono la paura, la guerra, la morte. I grandi mangiano quel poco che c’è da mangiare, invogliando anche i piccoli a fare altrettanto. Si sentono voci dalle case vicine, è un giorno di festa. Si parla di oggi e del lavoro di domani.
Il più piccolo chiede: “C’è ancora un po’ di…” suona la sirena!
“Scappiamo! Tutti al rifugio” grida il nonno.
“Correte!” dice la mamma ai piccoli.
“Mamma, ma dobbiamo finire il…”
“Via via, bisogna scappare”
“Ma io…” e la piccola scoppia a piangere.
“Corriamo. Tutti fuori!” grida il nonno.
“Che succede, nonno?” chiede il più piccolo.
“Scappiamo!”
“Perché?” chiede l’altro piccolo.
La mamma ha già preso i cappotti. La sirena sta continuando a suonare. I maschietti si vestono in fretta. La piccola piange aggrappata alla gamba del tavolo.
“Fuori!” grida la mamma, tirandola per un braccio.
Si sentono grida da fuori e rumore di passi per strada.
La sirena continua a suonare.
Il nonno esce con i maschietti, anche la mamma piange strattonando la sua bambina, ancora aggrappata alla gamba del tavolo, spaventata, singhiozzante.
La sirena continua a suonare.
“Mamma, ho paura…ho paura!”
“Vieni, corri, …dobbiamo scappare!” grida la mamma piangendo a dirotto.
La bambina continua a piangere, ma non molla la presa della sedia.
“Correte!” grida il nonno da sotto casa, cercando di portare i piccoli al rifugio, aggrappati alle sue braccia.
La sirena continua a suonare. Si sente un gran confusione di gente che fugge per strada.
Rumore di aerei improvviso.
“Mamma, ho paura!”
La mamma riesce a strappare la bimba dal tavolo e corre verso la porta di casa.
C’è un boato assordante. E poi un altro e un altro ancora, uno dietro l’altro.
La mamma è abbracciata alla sua bambina sulla la porta di casa. Tremano e piangono insieme, bloccate dalla paura. La mamma accarezza la sua bambina.
Un nuovo boato, terrificante!
Dopo arriva il silenzio. Si ferma tutto.
Le lacrime e la carezza adesso sono volate via, confuse in un abbraccio senza tempo, lontano lontano nel Cielo, in un luogo dove non esiste l’odio.
Il paese è stato devastato.
Muoiono le persone, non i numeri. Maledetta guerra.

Ti invito a visitare, nella sezione MIE OPERE (clicca qui) la categoria RACCONTI (clicca qui) e le mie poesie contro la guerra: Basta guerre (clicca qui) e Il prigioniero del tempo rubato (clicca qui).
Inoltre, ti ricordo il mio articolo riguardante il numero di Settembre 2019 della rivista di cultura del Centro Studi Don Pietro Fanciulli di Porto S. Stefano, L’ARGENTARIANA (clicca qui).