Un mio nuovo racconto, ispirato dai colori del nostro mare e dalle storie di tanto tempo fa, episodi di una vita molto dura in cui spesso, purtroppo, i sorrisi non vincevano. Ma i sogni?
Siamo sulla riva del mare, al mattino. Un signore inizia a fare due chiacchiere con un bambino mentre la sua mamma osserva la scena poco più indietro. Buona lettura.

“QUANDO IL MARE PORTAVA I SOGNI”, di Francesco Palombo

Ciao, vedo che ti piace stare qui sulla riva del mare, al mattino, con la tua mamma…
Buongiorno. Sì, come fai a saperlo?
Anch’io passeggio presto, quando posso, al mattino, per godermi il paesaggio nel silenzio. Piace anche a me guardare il mare come fai tu, anche se sono grande.
Io vengo qua con mamma ogni mattina.
Davvero? E perché ogni mattina sei qui a guardare il mare con la tua mamma?
Perché sto aspettando che torni il mio babbo. M-A-M-M-A, sono qui che parlo con questo signore, altri due minuti e andiamo!
Tua madre dev’essere una persona molto paziente.
Sì, prima di andare a scuola ogni mattina mi porta qua. Mi piace guardare il mare. Spero di veder arrivare la nave che mi riporta babbo a casa.
Da quanto tempo è partito?
È partito tre anni fa, così dice la mamma. Io avevo quasi quattro anni. Però non lo ricordo quando è partito.
Ma di lui, …tuo padre, ti ricordi?
Perché?
Sai, anch’io sono un marinaio. Ho viaggiato tanto nel mondo. Magari potrei averlo conosciuto.
Sì, mi ricordo quando mi faceva giocare. Facevamo delle barchette con i fogli di carta. Disegnavamo, sulla sabbia, il mare sotto alle montagne. Correvamo insieme sulla strada che porta a casa. Mi prendeva in braccio…
Ehi, piccolino, non piangere adesso,…dai non fare così…
Ma la mia mamma dice che forse il babbo non torna più. Lo dice già da un mese.
Sì?!
Sì. Io le dico che invece secondo me lui torna.
E lei cosa ti risponde?
Di solito mi sorride e mi dà una carezza, poi si gira e si allontana.
Si allontana?
Sì. Ma io lo so perché si allontana. Non glielo dire, è qua dietro. Parliamo piano. Mamma di solito si mette a piangere, perché è triste. Si allontana per non farsi vedere da me. Ma io sono grande.
La capisco. Non vede il marito da molto tempo, sicuramente le mancherà. E sa che anche a te manca tanto il tuo babbo.
Però adesso è qualche giorno che non le dico più niente del mio babbo.
Come mai?
Perché l’ultima volta che ho detto che babbo tornava, lei mi ha detto che devo stare zitto, che tanto babbo io nemmeno lo ricordo! Mi ha detto che non lo sentiva da qualche mese. Ed è scappata via di corsa. Era arrabbiata con me. Mi sono spaventato.
Non te la prendere, non credo la tua mamma fosse arrabbiata con te. Piuttosto era troppo triste e non sapeva più come affrontare la situazione. Non avendo notizie del tuo babbo da mesi, avrà pensato al peggio, che fosse successo qualcosa di molto grave. Non è facile dire ad un bambino che il suo babbo non tornerà. Sono sicuro che la tua mamma ti vuole bene. Ma pensa a quanto le manca il marito, …il tuo babbo…
Ma anche a me manca. Per questo mi faccio portare un po’ qui. Per aspettarlo.
Ma allora tu, in fondo, te lo ricordi bene il tuo babbo?!
Sì, te l’ho detto! Era buono con me. E scriveva sempre alla mamma. Lei mi ha letto tutte le sue lettere. Adesso non scrive più.
Magari negli ultimi mesi sono state smarrite le sue lettere.
Magari! La sua nave non è affondata, vero? Ma tu lo hai conosciuto?
Non so, descrivimelo.
Era più alto di me. Aveva una bella voce, mi raccontava tante storie. Quando lo guardavo, sorrideva e mi abbracciava. Lo conosci? Lo hai visto? Torna, vero?
Ma il volto lo ricordi?
Non molto. Però mi sorrideva.
Be’, da questa dettagliata descrizione che mi hai fatto,…non saprei.
Ma io ti dico che forse lo conosci. Lui torna, dillo anche te alla mia mamma.
Sei così convinto che lui torni?
Sì, perché lui mi diceva sempre una cosa.
Che cosa?
Mi diceva che le onde riportano i sogni a casa.
E tu ti ricordi questa frase? Ancora? Mi hai detto che eri piccolo quando partì.
Sì, la ricordo. Perché babbo me la diceva tutte le volte che passeggiavamo sulla riva. Ero piccolo ma la ricordo bene. Me la diceva sempre. Quando volevo qualcosa, mi diceva di chiederla al mare, così me la portavano le onde. Le onde riportano i sogni a casa.
Per questa frase, che ti ricordi ancora oggi, tu vieni ogni mattina  a chiedere al mare di riportarti il tuo babbo?
Sì. Lo diceva babbo. Così io lo chiedo al mare e le onde me lo riportano. Diglielo te alla mia mamma. Io, babbo lo ricordo. Ma non mi ricordo quando è partito.
Magari lui ti avrà salutato come tutte le altre volte che andava a lavorare, senza però dirti che sarebbe andato lontano. Così tu non avresti pianto. Mi hai detto che avevi quasi 4 anni, giusto?
Sì.
Già. Allora sono sicuro che ti avrà dato anche un abbraccio più grande del solito, forte forte, senza dirti niente.
Forse.
Ma del tuo babbo ti ricordi solamente questa frase? …Le onde riportano i sogni a casa.
Sì. Perché?
Perché io conoscevo un marinaio che diceva sempre quella frase, ma un po’ più lunga.
Cioè?
Diceva: le onde riportano i sogni a casa, ma solamente se ci credi.
Sì sì è lui! “Solamente se ci credi”! Sì è vero, lo diceva babbo! Ma dove lo hai visto? Lo conoscevi? Quando torna? M-A-M-M-A, questo signore conosce babbo, vieni a sentire!

E quando il bambino si girò dietro di sè verso la mamma, vide che la mamma stava piangendo. Ma non era quel pianto triste dei soliti giorni tutti uguali. Era un pianto con un bel sorriso, quello che il bambino non vedeva da un pezzo. La mamma era così felice perché quel signore conosceva il babbo- pensava il bambino- e magari adesso anche lei avrebbe detto che sarebbe tornato presto.
Ma poi, voltandosi verso quel signore, vide che anche lui stava piangendo mentre guardava la sua mamma. Perché?
Poi, quello strano signore si avvicinò al bambino, lo prese in braccio stringendolo più forte di quando era partito, sorridendo come sorride il sole al cielo di un mattino sereno. E il bambino si ricordò!
Dopo, corse verso di loro anche la mamma. Alla vista del marito -che dopo tre anni si avvicinava al loro bambino, così …come per caso, come se veramente lo avesse riportato un’onda del mare in un bella giornata di sole- lei era rimasta impietrita, sedendosi su uno scoglio. Era rimasta immobile, un po’ bloccata dalle emozioni e un po’ per non interrompere quella bellissima scena di un padre col suo bambino che non lo ha ancora riconosciuto. Uno di quei figli che rimanevano per anni senza rivedere il padre, perché il lavoro sul mare lo portava via lontano.

Tante volte le onde sono passate al largo, purtroppo. Ma a quel bambino invece il mare ha sorriso: le onde sono tornate a casa con i suoi sogni.
E adesso la famiglia è riunita in un abbraccio, mentre il sole dall’alto guarda con la sua solita indifferenza, e l’orizzonte si riempie di desideri.
In un abbraccio, l’infinito.

Se ti è piaciuto “Quando il mare portava i sogni”, ti invito a leggere i miei RACCONTI (clicca qui), tra i quali in particolare ti ricordo:
“La biblioteca magica” (clicca qui);
“Il tempo è il bene più prezioso” (clicca qui);
“I biglietti di auguri natalizi degli anni ’80″(clicca qui);
“Il vecchio pescatore innamorato” (clicca qui).
inoltre ti invito a leggere, a proposito di mare e tradizioni, il mio particolare scritto sul “Palio Marinaro dell’Argentario” (clicca qui); e il mio articolo sul bellissimo libro “Caro Mare” di Mario Ballini (clicca qui), un intenso dialogo tra l’autore santostefanese e il suo mare.
Colgo l’occasione per fare anche i complimenti ad Antonio Cagnacci per i suoi profondi scritti sul mare di Talamone.

Buona lettura con paginecuriose.it .