Oggi parlo con piacere de “La felicità del gambero”, romanzo d’esordio per Andrea Dianetti edito da Sperling & Kupfer (in foto di copertina).
Incuriosito dal fatto che il giovane regista, attore e anche brillante conduttore del Pop Corn Festival del Corto dell’Argentario abbia deciso di cimentarsi in una commedia romantica, da lettore appassionato e libraio decido di non poter trascurare la sua opera.

Già la copertina e il titolo non lasciano scampo. L’illustrazione di una Roma notturna sul Tevere è accattivante. Se l’avessi notata girando tra gli scaffali di una libreria, sicuramente avrebbe attirato la mia attenzione di sognatore.
Che cos’è invece questa felicità del gambero dello strano titolo, ti starai chiedendo?
È una felicità che si raggiunge guardando all’indietro: uno dei modi per arrivare a quella felicità che tanto cerchiamo, senza saperlo o facendo finta di non saperlo, ovviamente in questo caso frutto di una situazione particolare che non voglio svelarti, ma che devi scoprire nel corso della narrazione.

Veniamo alla trama.
Roberto, un trentenne trasferitosi a Roma, fa consegne a domicilio di pesce surgelato con il suo motorino scassato. Il lavoro, tra ritmo serrato e discussioni con i clienti, non gli piace ma gli permette di essere indipendente dalla famiglia.
Un giorno si imbatte in una certa Mia e da lì iniziano una serie di particolari vicende che non si fermeranno a Roma.

La scrittura di Andrea Dianetti è giovanile, frizzante e umoristica. Finalmente un romanzo con pochi personaggi ma ben mostrati, dialoghi vivaci e veri in cui si possono cogliere riflessioni molto profonde, descrizioni efficaci e mai noiose.

“Ci vuole un certo stile per portare bene gli occhi scuri, con i chiari vincono facile tutti, ma gli occhi scuri, se contornati da un bel viso, hanno qualcosa di magico, di antico. Come se avessero vissuto tutte le epoche storiche […]” 

La storia è lineare e, senza alcuna confusione nel lettore, scorre veramente bene raggiungendo progressivamente un avvincente picco di suspense.
L’autore usa una narrazione in prima persona del protagonista Roberto, un ragazzo simpatico e un po’ imbranato, vittima di figuracce colossali. Sempre pieno di insicurezze in ogni situazione, mi ha ricordato molto il me-giovane. Andando più in profondità, Roberto potrebbe per alcuni tratti avvicinarsi a un moderno giovane Holden dell’Italia centrale, più allegro ma anche lui decisamente alle prese con la società in cui vive.
Sicuramente Roberto si apre completamente al lettore che, nello scorrere delle pagine, avrà l’impressione di rivedere se stesso, o un figlio, un conoscente, o chissà chi altro.
Anche il suo amico Fischio è ben caratterizzato: naturalmente confusionario, sembra una versione più giovane ma ben riuscita di Spike del celebre film Notting Hill.
Cosa succederà a Roberto dopo l’incontro con la bella e decisa Mia? La sua vita cambierà o preferirà rimanere confinato nelle sue piccole sicurezze?

Se ti piacciono le commedie sentimentali non banali o se semplicemente vuoi leggere qualcosa di giovanile e coinvolgente, “La felicità del gambero” di Andrea Dianetti fa al caso tuo!

Anzi, aggiungo che la battuta (che non ti svelo) del protagonista contenuta in un dialogo a pag. 8 già da sola per me vale metà prezzo del libro. Ma è questa immersione nella ricerca della felicità -così difficile da afferrare per tutti noi in ogni luogo e in ogni tempo- che deve spingerti a leggere questo romanzo. … Perché la felicità è un po’ come una tranquilla passeggiata notturna: capiamo la bellezza e l’importanza della luna e delle stelle che illuminano il nostro paesaggio solo quando le troviamo davanti ai nostri occhi e abbiamo l’animo pronto per apprezzarle. Prima custodiamo tutto nel cuore, senza saperlo, proprio come Roberto.
Buona lettura e speriamo che Andrea Dianetti in futuro ci regali qualche altro bel romanzo, perché ognuno di noi, a modo suo, ha bisogno di una storia a lieto fine.

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