Non so perché in molte scuole alle opere dello scrittore libanese Kahlil Gibran (1883-1931) non venga data l’importanza che meriterebbero. Di sicuro c’è che, quando per la prima volta ti imbatti nei suoi versi, non ne rimani di certo indifferente.
A me capitò da giovane. E molti dei suoi pensieri ancora sono vivi nella mia memoria, come il ricordo della sensazione che ti dà la vista di un paesaggio ogni volta che lo rivedi o che semplicemente ti riviene in mente.
A proposito di paesaggi, non a caso nella foto di copertina dell’articolo ho voluto mettere un mio scatto di qualche giorno fa: una delle viste più belle che abbiamo a Porto S. Stefano, in cui si vedono le acque di fronte al Porto vecchio (soprannominate Stadio di Turchese in ambito Palio Marinaro) e all’orizzonte la costa Toscana con il paese di Talamone che ci indica la direzione del Nord, così distante e così vicina.
…Porto S. Stefano, il luogo che ho definito “Il Porto del Libro in Italia” come mio sogno.
E un paesaggio del genere -che ricordo e rivedo ogni volta con piacere, che immagino quando sono lontano e che mi parla al cuore di distanze e sentimenti- mi è sembrato adatto per proporre la frase di Gibran che ho messo nel titolo.
Veniamo alla frase.
In un passo di una delle sue opere più famose, Il giardino del Profeta, il profeta Almustafà dice: “Non sapete che non esiste distanza all’infuori di quella che l’anima non riesce a colmare con la fantasia? […]” .
Ovviamente potresti aver sentito o letto la stessa frase con parole diverse: questo a seconda del traduttore.

“…Non esiste distanza all’infuori di quella che l’anima non riesce a colmare con la fantasia? […]”.

Già, proprio così, ho sempre  pensato da quel giorno che lessi questa frase. E nel corso degli anni la frase per me ha cambiato alcune sfumature, come se maturasse con me.
Prima, capivo che potevo sentire vicino una persona che non vedevo da molto, perché era il pensiero che poteva farmela sentire vicina. E, nello stesso tempo, una persona che vedevo più spesso per me poteva essere più distante nell’animo.
Poi passano gli anni, e cerchi di tener vivo il ricordo delle persone care che non ci sono più, che hanno già terminato il loro viaggio. E le domande che ti poni sono: se la tua mente sarà sempre in grado di sentire quelle persone vicino a te, e se i ricordi basteranno a colmare una  distanza che non sai nemmeno dove conduce. Senti quindi che la fantasia non riesce a colmare quella distanza. E questo ti ferisce.
Si va avanti. Nel viaggio della vita c’è un tempo per ogni cosa.
Se ti appassionerai delle opere di Gibran, soprattutto ne “Il Profeta” (l’opera più conosciuta) e ne “Il giardino del Profeta” troverai anche versi su Tempo e Vita. Ma i suoi capolavori sono veramente tanti: ricordo ad esempio “Il folle”, “Il vagabondo” e “Il precursore”, ricchi di scene e frasi indimenticabili.

Sotto, propongo i link per acquistare su Amazon.it: una raccolta di alcune delle sue opere, oppure solamente “Il Giardino del Profeta”.
 

Magari più avanti riparleremo di altri passi nella mia NeverLibrary -La biblioteca che non c’è.
Le sue opere sono veramente importanti. Stiamo parlando del poeta Kahlil Gibran, conosciuto in tutto il mondo, nato nell’attuale Libano nel 1883 quando ancora quindi faceva parte dell’Impero Ottomano, e trasferitosi poi negli Stati Uniti. Puoi trovare la sua ampia biografia in rete.
Morto nel 1931, Gibran riposa in pace in Libano per sua volontà.
Ma le sue opere sono ancora vive.

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I libri fanno viaggiare. Un saluto da paginecuriose.it !