Il 27 Gennaio è la Giorno della Memoria. Si commemorano le vittime dell’Olocausto. Invito i più giovani a leggere Il Diario di Anna Frank.
Di fronte alle tragedie del passato non ci sono colori politici, colori della pelle, ideologie. Dev’esserci la conoscenza che viene dalla cultura e la consapevolezza che la violenza è sempre il crimine più grande che l’umanità possa fare a se stessa.
Per chi non lo conoscesse, Il Diario di Anna Frank (in foto l’edizione Einaudi) è una raccolta di scritti di una ragazza ebrea di Francoforte, costretta a rifugiarsi ad Amsterdam con la sua famiglia nel 1942. Scoperta nell’Agosto del 1944, la famiglia fu deportata nei Campi di concentramento, dove tutti i membri morirono ad eccezione del padre. Gli scritti di Annelies Marie Frank, conosciuta in italiano come Anna Frank, furono salvati da alcuni degli amici che avevano aiutato la famiglia, ed in seguito consegnati al padre. Cito il nome completo dell’autrice, Annelies Marie Frank, perché ritengo giusto ricordarla proprio col suo nome esatto: perché lei non era soltanto un nome o un numero, ma era una ragazza nata nel 1929 con i suoi sogni, i suoi affetti e le sue paure, alla quale, come tanti altri bambini, ragazzi, o adulti, è stata strappata la vita, senza motivo.
Che cosa abbiamo imparato dagli orrori della Seconda Guerra Mondiale? Niente. Nel pianeta ancora sono presenti migliaia di guerre e violenze ogni giorno.
La speranza è nei giovani. Finché qualcuno si emozionerà nel leggere questo libro, o come questo, tanti altri libri che parlano della tragedia della guerra, e dirà il suo piccolo “Basta!“, ci sarà sempre una tenue speranza che il mondo possa cambiare, che l’odio possa scomparire. Ed è il motivo per il quale oggi segnalo quest’opera, letta ai tempi delle scuole ma sempre di grande attualità.

Il Giorno della Memoria fu istituito dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 2005. Fu scelta la data del 27 Gennaio in ricordo della liberazione del Campo di concentramento di Auschwitz da parte dell’Armata Rossa, avvenuta il 27 Gennaio 1945.
Tra il 1933 e il 1945 le vittime naziste dell’Olocausto furono circa 17 milioni tra Ebrei, Polacchi, Russi, Slavi, prigionieri politici, oppositori politici, minoranze etniche o religiose, disabili e chiunque fosse stato ritenuto diverso o inferiore dal Regime.
E come dico sempre, o come ho scritto sopra: muoiono le persone, non i numeri.
Per non dimenticare. Per non far dimenticare.

Condanniamo tutte le violenze, di ogni colore e in ogni parte del mondo. Ti ricordo in proposito la mia poesia: “Basta Guerre” (clicca qui) e il mio racconto sui tragici bombardamenti che il paese da cui scrivo subì da parte degli Alleati durante la Seconda Guerra Mondiale, “I bombardamenti di P.S.Stefano” (clicca qui). Senza aggiungere altro.
Se un solo giovane leggerà questo articolo e dirà un No all’odio, alla violenza e alla guerra, avrò messo anch’io un piccolo mattone per costruire un mondo migliore. A cosa serve un solo mattone? Uno solo, a nulla, ne serviranno milioni e milioni. Ma una casa si costruisce un mattone alla volta. I grandi cambiamenti partono dal basso.
Nell’orrore della guerra, i vicini di casa indossarono uniformi e impararono a odiare qualcuno. Basta con l’odio, no alle guerre!
Concludo con una frase, che ho già citato, di Madre Teresa di Calcutta: Se vuoi cambiare il mondo, va a casa e ama la tua famiglia.