IL TEMPO, di Francesco Palombo, è una delle mie solite poesie scritte di getto, ma adesso che la rileggo mi appare molto importante.
…per mandare un pensiero in lontananza, oltre.

Legàti al filo del tempo,
sottile groviglio dalla fine nascosta,
spaesati fuori dalla felicità dell’attimo,
sognatori tranquilli di vite lontane.
Quanto costa la serenità raggiunta
per un periodo vicino e lungo?
Non oso dire per sempre,
perché per sempre mi sfugge.
Magari non pensare per poco
e guardare un sorriso di fronte,
medico forte ed esatto
che illumina due occhi cordiali.
Non è da combattere
l’inevitabile e sconosciuto trascorrere,
perché è una sconfitta già scritta;
semmai è da aggirare in silenzio
col suo grande nemico: il presente.
Il tempo perduto conta uguale:
allora, afferrato e vissuto,
conta il doppio o tre volte tanto
quanto batte il cuore sincero.
E così, come si vive l’oggi intenso,
compagnia comune di sogni lontani,
si può abbracciare oltre i luoghi,
oltre il tempo, oltre il limite del pensiero.

Un giorno lontano, forse, io farei bene a fare una raccolta di queste mie poesie. Ormai stanno diventando sempre più numerose. Chissà.
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