IL GIOVANE HOLDEN è un famosissimo romanzo di J. D. Salinger pubblicato per la prima volta nel 1951 e in Italia nel 1961 (in foto edizione Einaudi).
Non mi soffermerò molto sulla trama, perché trattasi di un romanzo talmente famoso che avrai già letto o di cui avrai sentito sicuramente parlare. Se non lo hai letto, ti invito a comprarlo, perché nel suo genere segna un punto di riferimento importante.
Il romanzo narra le vicende del sedicenne Holden Caulfield in un fine settimana, da un sabato in cui, espulso dal college, decide di andarsene in fretta, fino al lunedì di un suo rocambolesco ritorno verso casa. In quei tre giorni in cui si sviluppa la trama, le vicissitudini, le tante problematiche interiori, le considerazioni e le emozioni del giovane si susseguono una dietro l’altra, senza sosta, tra incontri con sconosciuti, amici, professori, familiari ecc. Ma la cosa che più mi rimase impressa quando lessi quest’opera fu il modo di scrivere dell’autore con dialoghi e pensieri molto diretti, combattuti, pieni di ritmo, quasi che tutto il libro fosse stato scritto da quel giovane di punto in bianco, a braccio. Non avevo mai letto niente di simile.

Adesso voglio parlarti di alcune curiosità sull’opera.

Il titolo originale del romanzo IL GIOVANE HOLDEN è “The catcher in the rye“. Il titolo fa riferimento a una canzone scozzese di Robert Burns, che ha alcuni versi che parlano di una persona che incontra un’altra persona attraverso i campi di segale… (Rye=segale).  Holden sente cantare per strada questa canzone da un bambino, ma il protagonista non si ricorda bene il verso in questione e lo storpia in …The catcher in the rye, che tradotto alla lettera sarebbe “l’acchiappatore nella segale”. Ossia l’immagine a cui pensava Holden era di colui che acchiappava i bambini prima che cadessero in un burrone in un campo di segale. Il titolo americano era di difficile traduzione in italiano: allora in Italia fu cambiato in “Vita da uomo” e poi nel definitivo “Il giovane Holden”.

Nella copertina del libro si riporta sempre, come nome dell’autore statunitense, J.D. Salinger: il suo nome all’anagrafe era Jerome David Salinger (1919/2010).

Per volontà dell’autore, la copertina del libro doveva essere bianca (come fece Einaudi nell’edizione della foto che ho proposto), in quanto si doveva essere interessati al contenuto e non alla copertina.

Mi ricordo che quando morì, nelle librerie girava una sua celebre frase per riproporre il suo capolavoro ai lettori: “quelli che mi lasciano proprio senza fiato sono i libri che quando li hai finiti di leggere e tutto quel che segue vorresti che l’autore fosse un tuo amico per la pelle e poterlo chiamare al telefono tutte le volte che ti gira”.
Sono d’accordo.

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