E le differenze con la Costituzione Italiana?

In questo articolo voglio affrontare a grandi linee le principali differenze tra lo Statuto Albertino e la Costituzione Italiana, con qualche attenzione in più al primo. È un tema questo delle Carte costituzionali che ricordo con interesse dai tempi delle Scuole Superiori. Vedremo insieme anche qualche piccola curiosità, sempre per alimentare il desiderio di futuro approfondimento. In foto di copertina dell’articolo, il libro sullo Statuto Albertino (Indipendentely published) e quello sulla Costituzione Italiana (edizione Garzanti).

Quando e perché lo Statuto Albertino

Lo Statuto Albertino è l’insieme delle Leggi fondamentali del Regno di Sardegna, applicate in seguito anche al Regno d’Italia. Conosciuto anche come Statuto del Regno o Costituzione Albertina, forse il suo nome più corretto con cui ricordarlo è “Statuto Fondamentale della Monarchia di Savoia del 4 marzo 1848” dalla data in cui entrò in vigore.
Fu concesso dal re Carlo Alberto di Savoia ai sudditi del Regno, e prevedeva una serie di diritti e doveri dei sudditi. Inoltre sanciva la monarchia come forma di governo e l’ereditarietà della carica del Capo di Stato (il Sovrano) secondo la Legge salica (in breve, escludendo le discendenti femmine).
Composto da 84 articoli che trattavano però solo principi generali (per questa seconda caratteristica viene definito “breve“), fu redatto allora in lingua francese da una commissione nominata dal Re, il quale ovviamente stabilì le concessioni da dare ai sudditi. Non era quindi frutto di un voto popolare e di un dibattito democratico come avvenne in seguito per la Costituzione italiana, ma era pur sempre il primo documento scritto simile a una Costituzione in Italia.
Infatti segnaliamo che, entrato in vigore nel marzo 1848 come Statuto del Regno di Sardegna, fu esteso a tutti gli italiani nel 1861 come dono del re Vittorio Emanuele di Savoia ai suoi sudditi dopo l’avvenuta Unità d’Italia. Sarà Camillo Benso di Cavour il primo Presidente del Consiglio del nuovo Stato nel 1861.

Cosa indicava lo Statuto Albertino?

Secondo lo Statuto Albertino il Re, oltre a comandare l’esercito, aveva in pratica nelle sue mani il potere esecutivo, legislativo e giudiziario.
Potere esecutivo: il Re nominava i ministri o li destituiva dall’incarico.
Potere giudiziario: il Re nominava i Giudici.
Potere legislativo. Erano previste due camere: il Senato i cui membri erano nominati direttamente dal Re con incarichi a vita, e la Camera dei Deputati i cui membri erano invece eletti dagli aventi diritto al voto, in pratica la borghesia. Contestualizzando, nel Regno di Sardegna il diritto di voto, concesso solo per gli uomini, aveva due princìpi: culturale e censitario. Potevano infatti votare per la Camera i soli individui maschi aventi una certa cultura (saper leggere e scrivere) e un patrimonio che gli permettesse di pagare l’imposta sul reddito (ossia essere censiti dal punto di vista delle tasse). Diciamo che, tramite la Camera, la borghesia poteva finalmente eleggere i propri rappresentanti, mentre il Senato era maggiormente sotto il controllo del Re. Inoltre anche il Re faceva da ramo nel percorso legislativo, come gli altri due rami Camera e Senato.
Non dimentichiamo che lo Statuto Albertino fu concesso dal Re proprio come conseguenza dei movimenti liberali sempre più forti nell’Europa di quel periodo, trasformando il Regno di Savoia in una Monarchia “costituzionale”, se pur molto diversa da come la intendiamo oggi.
Con lo Statuto Albertino venivano garantiti, se pur con limitazioni: l’uguaglianza dei sudditi di fronte alla Legge, una libertà di stampa, la libertà di opinione e di riunione, l’inviolabilità del domicilio e il diritto alla proprietà. Si stabiliva che il Cattolicesimo era religione di Stato pur riconoscendo alcuni diritti a minoranze non cattoliche.
Una curiosità: la bandiera nazionale prevedeva una coccarda azzurra (art.77 dello Statuto). Sembrerebbe che il colore delle maglie della nostra nazionale derivi proprio dal colore della coccarda dei Savoia,…chissà.

Nel corso degli anni lo Statuto Albertino subì molti cambiamenti, ad esempio: l’abolizione della pena di morte, l’estensione del diritto di voto a tutti i maschi ecc, ma anche molte limitazioni di libertà dovute all’avvento del regime fascista, il ripristino della pena di morte, lo scioglimento dei partiti, le leggi razziali del ’38.
Lo Statuto Albertino era infatti flessibile: poteva cioè essere facilmente modificato con una legge ordinaria, a differenza della nostra Costituzione Italiana che prevede particolari iter legislativi per effettuare modifiche.
Voglio puntualizzare, in riferimento alla pena d morte nel Regno d’Italia, che questa fu bandita nel 1889 e reintrodotta dal regime fascista nel 1926. La Costituzione Italiana del 1948 invece non prevedeva la pena di morte in tempo di pace, ma era ancora prevista nel Codice penale militare di guerra: fu definitivamente abolita anche in questi casi nel 1994. Ma non dimentichiamo che la penisola italica già conosceva una sua vecchia e famosa abolizione della pena di morte: nel Granducato di Toscana (in proposito ti segnalo il libro “L’ultima ghigliottina in Toscana“, clicca qui).

Durata dello Statuto Albertino

Lo Statuto Albertino rimase in vigore dal marzo del 1848 al periodo finale della Seconda Guerra Mondiale. Nel 1945 ci fu la Liberazione d’Italia (celebrata il 25 aprile) ma soprattutto ricordiamo l’anno 1946 con il referendum del 2 Giugno: in quella data gli italiani furono chiamati al voto con suffragio universale per decidere tra Monarchia e Repubblica e per eleggere l’Assemblea Costituente che doveva scrivere la nuova carta costituzionale.
Sappiamo tutti che gli italiani scelsero la Repubblica. Già, quel popolo votante del 2 giugno 1946 di cui fecero parte anche le donne italiane, con il curioso invito di un noto quotidiano al voto senza rossetto (per il mio articolo clicca qui). L’Assemblea Costituente elesse Enrico De Nicola come capo provvisorio della Repubblica Italiana (con l’entrata in vigore della Costituzione divenne il primo Presidente della nostra Repubblica).
La nuova carta, la Costituzione Italiana, scritta dall’Assemblea Costituente eletta dal popolo, entrò in vigore il 1 gennaio 1948.
Lo Statuto Albertino resta invece parte della nostra storia.

Ricapitoliamo le principali differenze tra Statuto Albertino e Costituzione Italiana

Lo Statuto albertino era:
– concesso dal Re ai sudditi;
– flessibile, in quanto i princìpi potevano essere modificati con leggi ordinarie;
– breve, non per il numero di articoli ma perché si occupava solamente di princìpi generali.

La Costituzione Italiana è:
– approvata da un’Assemblea Costituente votata con suffragio universale dai cittadini italiani;
– rigida, perché per modificare i suoi articoli c’è bisogno di particolari iter legislativi;
– articolata, perché molto dettagliata nello sviluppo dei princìpi.

Principalmente, ciò che accomuna le due carte è il fatto di essere scritte. Ciò oggi sembra scontato, ma in passato non lo era affatto.
Diamo importanza alla nostra storia, per non dare per scontato i diritti che abbiamo oggi.

Fonti utilizzate per scrivere il mio articolo (oltre alle conoscenze personali):
scuola.net
wikipedia.it
studenti.it
focus.it

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